Festa della libertà e Settimana di rinuncia


Il 17 febbraio è la festa che ricorda la concessione ai valdesi (e, pochi giorni dopo, agli ebrei) dei diritti civili e politici da parte di Carlo Alberto di Savoia nel 1848: una ricorrenza che oggi viene celebrata anche in contesti non ecclesiastici, ma civili, culturali e sociali, come “festa della libertà” di coscienza, di pensiero e (di conseguenza) di religione: infatti, da anni, sono in molti a chiedere che questa giornata diventi festa nazionale.
Il calendario stabilito ogni anno dalla Tavola valdese ricorda anche, però, che nella settimana dal 13 al 20 febbraio ricorre nelle chiese valdesi la cosiddetta “settimana di rinuncia” destinata a una colletta straordinaria per la cassa culto. Per conoscere l’origine di questa iniziativa, nata negli anni Trenta del Novecento, si può leggere l’articolo uscito su Riforma.it.
Negli ultimi decenni questa iniziativa si è gradualmente persa, a parte alcune eccezioni, anche perché la parola “rinuncia” è poco condivisa; parallelamente, è entrata nell’uso la dicitura “settimana della libertà”, il cui accostamento allo spirito del 17 febbraio è più immediato, e che nasce diversi anni fa nell’ambito della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (di cui anche la Chiesa valdese è parte) con una serie di iniziative, tra cui diverse pubblicazioni annuali.
Se non piace parlare di rinuncia, forse “riconoscenza”, “gratitudine” e “restituzione” potrebbero essere dei concetti più in linea con il nostro tempo, perché la “festa della libertà” non dimentichi il costo di questa libertà.