Giornata dei concistori: parliamo degli “spazi della fede”

Sabato 9 marzo si è tenuto a Pinerolo l’annuale incontro dei concistori. Il tema scelto erano “gli stabili”, ossia gli edifici (templi, scuolette, sale,…), una delle principali (pre)occupazioni dei consigli di chiesa, soprattutto quando si tratta di edifici storici e di grandi dimensioni. Anais Scaffidi Domianello, una delle animatrici giovanili del Distretto, che ha guidato uno dei gruppi, ha raccontato sul settimanale Riforma – L’Eco delle valli valdesi com’è andata la giornata. Ecco il suo racconto!

La mattinata è stata aperta con un momento introduttivo dal presidente della Commissione esecutiva distrettuale (Ced) Stefano D’Amore, seguito da due interessanti interventi di Andrea Sbaffi e Sara Rivoira (il primo architetto e membro della Tavola valdese, responsabile dell’ambito “stabili”, e la seconda responsabile dell’Ufficio Beni culturali della Tavola valdese, ndr). Ci hanno proposto una panoramica della situazione attuale, in cui sono stati presi in esame gli aspetti storico, culturale, economico e strutturale degli edifici che ad oggi sono (o almeno dovrebbero) essere utilizzati come luoghi di culto. Non solo templi, ma anche sale, scuolette e luoghi di ritrovo per la comunità, che per comodità o necessità varie, ormai da anni in alcune comunità sono preferiti al tempio. Questo luogo infatti, che mantiene un forte valore simbolico, sembra non più corrispondere alle esigenze pratiche della vita delle comunità, propense e in grado di adattarsi efficacemente ad altri spazi. Eppure, pensare di adibire il tempio ad altro utilizzo, andando contro l’undicesimo comandamento valdese “si è sempre fatto così”, come tutti i cambiamenti continua a spaventare molto.
Di fronte agli esempi portati da Andrea Sbaffi, che ha mostrato alcune foto di templi trasformati in piscine, ristoranti, discoteche, palestre e biblioteche, si sono levate alcune risate. Una reazione spontanea e legittima, che però ha presto lasciato il posto a un corrucciarsi delle fronti: la domanda “cosa ce ne facciamo delle nostre chiese vuote?” è infatti scomoda, quanto più che mai urgente. Nel ricercare possibili risposte i membri dei concistori sono stati chiamati a confrontarsi in piccoli gruppi su punti di forza e di debolezza, altri usi possibili, preoccupazioni, accessibilità e inclusività dei nostri luoghi di culto.

La condivisione in plenaria ha fatto emergere situazioni e strategie differenti tra le varie comunità; ma anche caratteristiche e necessità comuni, che si accompagnano a preoccupazioni molto pratiche, ma non solo. Il tema degli stabili infatti, non riguarda unicamente “quelle quattro mura e ciò che contengono”, ma pone di fronte al significato che quelle mura rappresentano per la storia personale di ciascuno e ciascuna di coloro che quei luoghi li hanno vissuti, ma anche di tutti e tutte quelle che lo hanno fatto prima di loro, andando a smuovere emozioni legate a forti legami affettivi e identitari. Una domanda insomma, che può sembrare molto pragmatica, ma che nasconde una complessità non indifferente, che a mio avviso non si può trascurare nel cercare una risposta che sia concreta e al contempo sentita dalla comunità.
Era la seconda volta che partecipavo alla giornata dei concistori, vi avevo preso parte già l’anno scorso; credo che si tratti di un’occasione preziosa di incontro e scambio di idee, da cui possano partire ragionamenti da portare avanti in altra sede. Se sia vissuta più come un’opportunità o come un obbligo di routine, credo sia una domanda che aprirebbe interessanti riflessioni, se indirizzata ai concistori. Posso dire che sicuramente prima del mio incarico come animatrice giovanile del Distretto non ne avevo mai sentito parlare e mi sento di dire che sia uno di quegli eventi sconosciuti ai “non addetti ai lavori”, in cui i giovani non sono contemplati, a meno che non siano membri di concistoro, cosa rara nel nostro Distretto. La mia opinione è che sia un gran peccato, perché significa che nel confronto su temi molto attuali e che riguardano il futuro della nostra Chiesa, la fascia giovanile, che dovrebbe esserne protagonista, ne rimane invece completamente tagliata fuori.

La mia percezione è che il tema degli stabili, che potrebbe non sembrare il più entusiasmante, sia in realtà molto sentito dai concistori, perché costringe a porsi di fronte a questioni di carattere molto pratico, per le quali spesso vi sono necessità da trattare con urgenza. Poi, personalmente credo che il modo in cui un argomento viene affrontato, abbia un’influenza notevole sul coinvolgimento delle persone. In questo senso, trovo che l’approccio scelto per la giornata dei concistori negli ultimi anni, di fornire una serie di stimoli che vengono poi elaborati nel lavoro in piccoli gruppi, sia molto efficace.